Non tutti sanno che il nome A Lume di Fare deriva dalla nota espressione “a lume di candela”.
Questo perché la fiamma di una candela non si ferma mai. Fa sempre qualcosa. Non è troppo forte, accecante o violenta. È silenziosa e a volte così delicata da dover essere protetta per evitare che si spenga.
Accendere una candela è un gesto importante e anche un simbolo usato per esprimere diversi sentimenti legati alle tradizioni, all’amore o alla pace.
La cosa che mi colpisce della fiamma di una candela è che per rimanere viva deve sempre darsi da fare, mai restando immobile o senza ossigeno.
Ma cosa c’entra la candela con il lume di fare?
Guardandomi indietro, l’unica cosa che mi ha salvato nei momenti più difficili della vita è stata quella di mettermi a fare qualcosa. Alla ricerca di un costante equilibrio barcollando sul filo: immobile sarei rimasta senza ossigeno, esagerando mi sarei scottata.
Credo fortemente che la ricerca di questo equilibrio interessi anche il nostro lavoro di tutti i giorni.
E il progetto unisce queste due cose: il lume come sorgente luminosa e il fare ciò che ci esce meglio per rimanere vivi e accesi.
Ho sempre cercato di condividere qualcosa che riuscisse a far nascere la voglia di accendere piccole candele, come fonte di ispirazione, di organizzazione o di semplice condivisione.
Perché c’è modo e modo di lavorare, indipendentemente da ruoli e settori.
Per me la rete è condivisione e con-dividere con altre persone le difficoltà organizzative alleggerisce un po’ il carico lasciando meno spazio alla confusione.